Il giornalismo è il racconto della realtà che convenga o meno. Per questo semplice assunto e per molti altri non deve essere simpatico ai poteri forti. L’informazione è libera per sua natura e quella che non lo è, non è informazione.

Ciò che sgomenta della vicenda Di Maio non è la caduta di classe avvenuta con la scelta di termini poco consoni ad un Ministro ma piuttosto l’aggressività becera contro una categoria intera. A maggior ragione, se ricopre la carica dedita al Lavoro e allo sviluppo Economico non dovrebbe mancare di rispetto ai giornalisti che in quanto tali sono  persone e lavoratori; gli stessi che dovrebbe tutelare e difendere nonostante non la pensino come lui perché è proprio in quel momento che si esercita la libertà di stampa che tanto decanta insieme ai suoi compari cinquestelle. La facilità con cui si cerca di sopraffare l’altro attraverso un linguaggio nè cinico nè sagace ma banale e volgare non porterà l’Italia verso un progresso culturale bensì allo svilimento totale della dignità degli esseri umani.

Da una giovane pubblicista, ancora piena di ingenuità nei confronti di questo mestiere, emergono due consapevolezze:

  1. Come in tutti gli ambiti ci sono le mele marce (a noi napoletani lo insegnano da quando emettiamo il nostro primo gemito) tuttavia generalizzare con parolacce non ha mai portato da nessuna parte.

     2.  La mancata autonomia dei giornalisti italiani rispetto ai colleghi britannici o esteri,           porta, da sempre, i politici a trattarli come dei compagni di merende complici o         come avversari da  denigrare.

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Ulteriore aggravante in tutta questa vicenda riguarda i protagonisti principali: Di Maio e Di Battista e tutti coloro i quali che hanno mostrato nessun imbarazzo o scandalo dinnanzi alle espressioni evocate dai due. L’accento va posto, quindi, sulla loro giovane età e sull’idea che dovevano essere il cambiamento e, invece, gli è bastato poco per abituarsi ad una dialettica scorretta e infima che nasce da una politica nervosa e stressata. Nelle legislature precedenti si è visto e si è sentito di tutto tuttavia la superbia dell’attuale governo è qualcosa che non si digerisce. La cosa più grave, poi, è il continuo sottovalutare l’intelligenza dell’italiano medio perché, seppur esista un giornalismo di parte e avverso al M5S, non sta a loro giudicare e i porre cos’è o non è il giornalista. Il popolo, detentore della sovranità, potrà essere “scemo” ma non “fesso”.

Inoltre, se l’aggressività linguistica è ben accetta da quella parte di elettorato che ha scelto di seguire Di Maio & Company non è detto che chi si è trovato ad accettare il risultato delle ultime elezioni approvi questi toni. Alla base di un buon dibattito politico ci sono il rispetto e l’educazione. La stessa educazione che s’insegna ai figli e chi è genitore dovrebbe averlo ben in mente. Tra un viaggio ai confini del mondo e l’altro, bisognerebbe mantenere salda la bussola. Se non si è capaci di gestire i nervi, vuol dire che qualcosa vacilla e non quadra. Infimi/Infami; Pennivendoli; Puttane; Sciacalli ecc … sono solo alcuni degli epiteti rivolti ai giornalisti. A me sembra che i giornalisti, in virtù del diritto alla parola e della par condicio, siano state maggiormente le puttane del M5S accettando le loro richieste circa l’esclusività delle partecipazioni televisive senza confronti con altre parti politiche o attacchi diretti ai conduttori dei vari salotti politici.  Ora, mi chiedo, quale sarà il comportamento dei politici intervistati e degli intervistatori? Sarà possibile svolgere il proprio lavoro senza sentirsi delle puttane? Certo che sì, mi risponderete nondimeno con che faccia e con che animo? La dignità, di sicuro, non verrà messa sotto i piedi ma qualche misura di sicurezza andrà presa per ristabilire l’ordine e il valore del Quarto Potere.

Non spetta a me commentare o indagare circa l’appartenenza all’Ordine dei Giornalisti della Campania di Luigi Di Maio eppure mi va di condividere un’esperienza autobiografica. Il 26 Settembre 2018 mi è stato conferito lo stesso tesserino e nel consegnarcelo ho ascoltato un discorso e sa, caro Ministro, cosa ci hanno detto? Il presidente dell’ordine ha sostenuto e ispirato noi giovani nel non sentirci dei giornalisti di serie B e di non lavorare per miseri guadagni e scoop ma per inseguire, nonostante i muri e gli ostacoli, la ricerca della verità affinché la sera con la testa poggiata sul cuscino potessimo dormire con la coscienza serena. Ad oggi, il mio tesserino è immacolato e spero di sporcarlo, lavorando in libertà per un direttore e non di certo per un protettore.

Le parole sono importanti … chi le scrive, anche!