A volte, il destino fa strani scherzi. La sera del 22 Maggio 2017 ero a casa e mancavano poche pagine per terminare un libro che mi ha trasportata e messa in discussione. Racconta di vicende iniziate tanto tempo fa e mai finite; le conseguenze le paghiamo tutt’oggi. Volete sapere il titolo? “Il Coraggio che ci serve” di Oriana Fallaci. Leggere tutto d’un fiato un volume contenente due sue opere è stata un’esperienza forte, cruda e reale come solo la sua scrittura e il suo essere, lo erano. Ma veniamo al punto -non ho, di certo, pensato questa riflessione per parlavi della mia profonda stima per la donna e la giornalista citata. Magari, un giorno lo farò- mentre leggevo, all’improvviso, Twitter invia una notifica. Gli highlights parlavano di una bomba a Manchester. Accedo sul mio account e inizio a rendermi conto di ciò che stava accadendo a km di distanza da me. Io, comodamente seduta sul divano ero al riparo mentre tanti miei coetanei vivevano attimi di paura. Un brivido mi ha attraversato la schiena; ero inerme perché qualcosa di sconcertante era avvenuto. L’Occidente subiva, per l’ennesima volta, un attacco terroristico alla propria cultura. La rivendicazione dell’Isis non ha tardato a giungere ma non ne avevamo bisogno perché provocare morti, feriti e dolore è nel loro stile. Uno stile, purtroppo, che si è imparato a conoscere ed elaborare poiché a chi ci colpisce risponderemo sempre con la voglia di vivere che ci contraddistingue.  9788817091626_0_0_1583_80

La mia generazione ha tanti difetti ma possiede una caratteristica preziosa: il non piangersi addosso. In poche ore, erano tutti lì pronti a sostenere chi aveva ricevuto un dolore straziante. Questo è uno dei tanti pensieri che hanno attraversato la mia testa durante la visione di #OneLoveManchester. Il pubblico e gli artisti hanno inviato un messaggio di resistenza e resilienza. Una differenza intercorre tra me e Ariana Grande, il suo talento performativo. Per il resto tra noi due non c’è nessun grado di separazione: stessa età, origini comuni ( lei, italo-americana), passione per la musica e per l’arte in ogni sua forma, fiducia negli altri e nel lavoro di chi dovrebbe proteggerci e tuttavia non riesce, non può (o forse, non vuole) cambiare le cose. La storia ci racconta che la guerra è intrinseca alla natura umana eppure un modo per debellarla ci dev’essere. Questa crociata al contrario messa in atto dal mondo, estremista, musulmano (lungi da me generalizzare o colpevolizzare chi non ha nulla a che fare) è stata coltivata, allevata e innaffiata da odio e proibizionismo. Sentimenti, questi, che hanno generato intolleranza verso tutti quegli escamotage che possono alleggerire la mente perché è proprio quando si abbassano le difese che si è più vulnerabili.

One Love Manchester Benefit Concert

La musica è capace di mettere a nudo le persone, di attraversare gli angoli più profondi dell’anima e per questo aiuta ad affrontare il personale percorso di vita. Essa, però, può rivelarsi un’ottima accompagnatrice per quei momenti di puro divertissement dove lo spirito è semplicemente quello di ballare, urlare a squarciagola, suonare e conoscere altra gente che condivide stesso luogo e stessa energia. Per circa 2 ore si è uniti, si vive un’esperienza esaltante e a tratti mistica. Un palazzetto dello sport, un teatro, uno stadio o un piccolo club accolgono molteplici identità e ne costituiscono pura essenza. Un’essenza senza confini coinvolta in una pratica rituale carica di simbolismo e legittimità. La dimensione live contiene due funzioni: integrazione e coesione tra i cosiddetti “animali sociali”(noi). A spaventare è questa forza incontrollabile. Pop, rock, teen idol, musica leggera sono solo etichette se, alla fine, quel che conta è vivere e godere della bellezza del mondo. Questo genere musicale viene associato a qualcosa di futile, estremamente commerciale e superficiale. Bhè, sapete che vi dico? Siamo quel che mangiamo e … ascoltiamo. Con la musica alla radio o con le cuffiette di uno smartphone linkiamo i momenti più importanti dell’esistenza. [Piccola parentesi: sono pronta a scommettere che tutti, una volta nella vita, abbiamo gioita con una canzonetta o con una boyband. Ai miei tempi andavano molto i Backstreet Boys e i Blue].

Molto probabilmente non ho detto nulla di nuovo o forse sto solo mettendo per iscritto emozioni e sensazioni che hanno bisogno di essere razionalizzate. Lo spettacolo di Manchester ha dimostrato che il caos va preso e trasformato in armonia. Ho avvertito note cariche d’amore e rispetto per chi è volato via senza un motivo e al contempo si è percepita fratellanza. Questa parola è molto più sentita tra gli adolescenti che tra gli adulti. I ragazzini e le ragazzine, fan di Justin Bieber e Niall Horan approcciano all’ascolto della musica senza pregiudizi e con il cuore di chi non ha paura di mettersi in gioco e sognare un mondo migliore. Al termine del concerto i grandi sono diventati allievi e gli allievi, insegnanti di una materia sacra: la vita. quella stessa esistenza che va protetta e difesa a qualunque costo in nome delle libertà e dei sorrisi che non possono essere oscurati. Nonostante tutto “siamo ancora qui a credere negli esseri umani che hanno coraggio, coraggio di essere umani”.

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Le migliaia di persone raccolte intorno a #OneLoveManchester hanno assemblato i cocci di una tragedia ed io sono felice di far parte di una comunità di giovani che si piega ma non si spezza!

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